CCLXXXI Quante fiate, al mio dolce ricetto

Quante fiate, al mio dolce ricetto
fuggendo altrui et, s'esser pò, me stesso,
vo con gli occhi bagnando l'erba e 'l petto,
rompendo co' sospir' l'aere da presso!
Quante fiate sol, pien di sospetto,
per luoghi ombrosi et foschi mi son messo,
cercando col penser l'alto diletto
che Morte à tolto, ond'io la chiamo spesso!
Or in forma di nimpha o d'altra diva
che del piú chiaro fondo di Sorga esca,
et pongasi a sedere in su la riva;
or l'ò veduto su per l'erba fresca
calcare i fior' com'una donna viva,
mostrando in vista che di me le 'ncresca.