CCLXXVIII Ne l'età sua piú bella et piú fiorita,

Ne l'età sua piú bella et piú fiorita,
quando aver suol Amor in noi piú forza,
lasciando in terra la terrena scorza,
è l'aura mia vital da me partita,
et viva et bella et nuda al ciel salita:
indi mi signoreggia, indi mi sforza.
Deh perché me del mio mortal non scorza
l'ultimo dí, ch'è primo a l'altra vita?
Ché, come i miei pensier' dietro a lei vanno,
cosí leve, expedita et lieta l'alma
la segua, et io sia fuor di tanto affanno.
Ciò che s'indugia è proprio per mio damno,
per far me stesso a me piú grave salma.
O che bel morir era, oggi è terzo anno!