(pagine in continuo sviluppo
ANNO 1935
65 ANNI FALa guerra in Abissinia - L'uomo al centro degli Ascari è il padre dell'Autore di questo articolo - Scirè 20-22 dicembre 1935. - Il giorno dopo trasporterà 2000 quintali di bombe con gas tossici a Iprite). A comandare un Badoglio che vuol fare bella figura a ogni costo ..... e il 23....
(vedi
SALUTATE E( SAMUEL HOARE ) ???
Il pretesto di Ual Ual, propagandandolo come una provocazione
per farne una causa "giusta", è subito trasformato in una "necessità"
improrogabile, e conduce MUSSOLINI a rompere gli indugi per intervenire
militarmente in Africa, in Abissinia, dopo gli incidenti, con un vastissimo
consenso che gli viene perfino da chi è stato finora all'opposizione.
IL
2 GENNAIO, l'Etiopia preoccupata si rivolge alla Società delle Nazioni per
essere salvaguardata dentro i propri territori; nel frattempo il 7 gennaio
Francia e Italia firmano un accordo per alcune colonie. Poi con un altro patto
segreto la Francia (colloqui con Laval a Roma) lascia "mani libere" a
Mussolini (anche se Laval in seguito negherà), che forte di quest'appoggio
inizia a fare i preparativi militari; richiama alle armi alcune classi, forma
due divisioni, istituisce gli alti comandi e fa partire il 5 FEBBRAIO circa
35.000 uomini per l'Africa.
Questa missione parte, ma nessuno, né Mussolini né i suoi
generali hanno presente una meta ben precisa. Le intenzioni del piano DE BONO,
che ci teneva tanto a questa guerra (già in Africa il 7 gennaio, poi ne diventa
il comandante superiore il 28 marzo), contempla un'immediata offensiva, ma
Mussolini temporeggia, la sua deve essere una mossa politica, non ancora una
vera e propria aggressione. Vuole intimorire, convincere, inviando con questa
iniziativa solo dei messaggi all'Europa.
Dunque una forza insufficiente per
una vera e propria "grande conquista", persino per una difesa efficiente in caso
di attacco. Infatti come uomini sono quasi la metà di quelli inviati da Crispi
trentanove anni prima).
A stravolgere le buone o le cattive intenzioni, a
far rompere quegli equilibri di forze create a Versailles con la Società delle
Nazioni, a ciel sereno (ma dopo i risultati del voto nella Saar dello scorso
anno) piomba il 16 marzo sull'Europa la denuncia di Hitler, che non
intende più rispettare le clausole di quell'umiliante trattato, soprattutto i
punti relativi al disarmo. Più che comunicare, con il suo stile da tribuno,
avverte che non parteciperà più a nessuna conferenza della Società; annuncia che
ha ristabilito il servizio militare obbligatorio; e in parallelo viene
costituita una aviazione militare.
Insomma è un'altra sfida dopo la tensione
creata lo scorso anno in Austria.
Mentre De Bono scalpita in Africa,
Inghilterra, Francia e Italia, con questa nuova preoccupazione sollecitano una
riunione straordinaria della Società delle Nazioni.
L'11 APRILE si svolge
l'incontro a Stresa. Viene riaffermato il trattato di Locarno, decidendo di fare
fronte comune contro la inquietante Germania con Hitler e il suo nazismo in
preoccupante ascesa.
La "questione etiopica" di Mussolini passa in secondo
piano. Ma quando se ne parla Mussolini non chiede se può invadere
l'Etiopia, ma afferma che
"l'Italia non vuole mettere in pericolo
la pace,... dell'Europa".
Ma la virgola e la pausa è come voler
dire "ma dell'Africa sì, quindi non interferite".
Gli ambigui
partecipanti capiscono benissimo e se non prendono una netta posizione,
significa che anche qui a Stresa a Mussolini gli hanno lasciato "le mani
libere". Francia e Inghilterra fanno solo "scena"; cercano di salvare il
prestigio della Società delle Nazioni ma ognuna delle due potenze sta
facendo la "sua sceneggiata" in malafede. Gli inglesi, infatti, stanno
negoziando con Hitler il Patto Navale che verrà poi firmato il 18 giugno. Un
patto che concede libertà d'azione alla Germania di riarmarsi; un accordo questo
che va contro le decisioni stipulate dalle grandi potenze a Versailles.
Non
meno ambigui i Francesi che tentano degli approcci con la "Nuova Russia" e fanno
patti segreti con Mussolini in funzione antitedesca per tutelare l'Austria
(patto sull'indipendenza austriaca, in verità congiunto con gli stessi
inglesi, nel settembre precedente a Ginevra)
Gli interessi degli inglesi
sono forse quelli di invogliare Hitler a rivolgersi a Est in funzione
antibolscevica, "bestia nera dei britannici". Mentre gli interessi francesi,
come al solito sono di contrastare l'egemonia inglese. L'alleanza con il
fascismo del resto a Laval non dispiaceva.
Forse a Stresa l'unico che
aveva veramente capito da mesi il "pericolo" di quel "caporale" tedesco era
proprio Mussolini. Ma aveva capito anche un'altra cosa: diffidare di Francesi e
Inglesi. Lui lo scorso anno dopo i "fatti austriaci" era stato il solo uomo a
osare, e aveva agito non con le parole ma con i fatti, mandando al Brennero
nell'arco di ventiquattrore quattro divisioni sul confine per difendere
l'indipendenza dell'Austria. Questo avevano sancito a Versailles le grande
potenze; invece la Gran Bretagna si defilò dicendo che "non prevedeva impegni
sul continente", e la Francia mandò a dire che "non si sentiva abbastanza forte
per intervenire".
L'Italia con o senza Mussolini, quel giorno venne a
trovarsi in una difficilissima posizione. Cioè sola!
Chiunque avrebbe capito
che Hitler non lo avrebbe fermato più nessuno. Gli altri non lo capirono! O
c'erano altri progetti, e che poi furono sconvolti? (come il patto
Russo-tedesco)
(Non dimentichiamo cosa accadde poi nel 1939; con l'invasione
della Polonia, anche lì, Francia e Inghilterra (le due protettrici, "sulla
carta") fecero la "mossa", ma poi non si "mossero". Un'altra volta la posizione
dell'Italia non era solo difficilissima, ma divenne critica; con le armate
reduci dalla Polonia già sui confini).
L'11 APRILE a Stresa
Mussolini, dopo la figuraccia al Brennero, per l'Abissinia si fa ancora più
determinato, sfrutta bene le ambiguità e non si pente della sua scelta. La
spedizione in Abissinia l' ha ormai del resto già messa in moto, si sta
rivelando secondo le informazioni vincente, e a quel punto non accetterebbe
più nessun diktat dai presenti (falsamente) preoccupati di un massiccio
intervento militare italiano in Africa. Insomma pochi si stracciano le vesti, e
sia la Francia (che ha fatto un patto segreto con l'Italia contro un'eventuale
invasione tedesca dell'Austria) e sia l'Inghilterra che ha fatto a sua volta
altri patti segreti con la Francia all'insaputa dell'Italia, non prendono
posizione, ma riescono a far credere al mondo che si sono uniti in
funzione antitedesca.
Quasi avallando l'intervento di Mussolini e a
screditare gli abissini, la Società delle Nazioni pubblicherà un rapporto,
reso pubblico poi da una massiccia propaganda, dove l'Etiopia figura ancora fra
quelle nazioni che praticano la schiavitù. Insomma l'intervento di Mussolini
sarebbe quasi una missione di civiltà in questi territori "barbari", dove
l'imperatore SELASSIÉ siede sul trono che fu di Salomone, e ha un impero che non
ha mai cambiato dinastia da 2000 anni.
Il 24 GIUGNO Mussolini fa il colpo
di teatro, minaccia di uscire dalla Società delle Nazioni; ipocritamente EDEN,
il Segretario di Stato inglese, lo biasima per l'intervento.
(Salvo poi
scoprire in seguito che l'Inghilterra (tanto disgustata per l'intervento di
Mussolini) ha fatto 6 giorni prima, il 18 GIUGNO, un doppio gioco peggiore degli
italiani, visto che ha negoziato proprio con Hitler, all'insaputa di Italia e
Francia un patto navale con i tedeschi. - Diranno poi, e si giustificheranno, in
funzione e con finalità antibolscevica. Ma doppio gioco era!
Il 9 LUGLIO
la commissione per la pace Etiopia-Italia non giunge a nessuna pacificazione, si
rimanda tutto in agosto, quando sono fatte alcune proposte a Mussolini per
desistere dalla sua decisione di iniziare l"avventura" africana. Mussolini le
ritiene umilianti e le rifiuta in blocco. Si sente quasi offeso.
Volevano
concedergli una piccola banale striscia di territorio desertico.
Il
3 SETTEMBRE ci sono ancora schermaglie, infine la rottura totale. L' 11
Settembre 51 Paesi su 54 aderenti alla Società delle azioni, minacciano delle
gravi sanzioni se Mussolini osa proseguire nella sua decisione di
dichiarare guerra al popolo abissino.
La Germania già in contrasto con la
Società delle Nazioni, si dichiara neutrale di fronte al conflitto etiopico, e
Mussolini ora può contare (ufficialmente) solo sui rifornimenti di Hitler che
non riceve più via mare (su La Manica c'è lo sbarramento per le navi tedesche)
ma solo via terra. Carbone, acciaio e altro, che paradossalmente invece di
punire la Germania questa, ora diventa la "grande favorita" della situazione,
una manna dal cielo per la sua produzione e quindi un notevole beneficio
economico.
Anche questo nessuno dei 51 paesi lo ha previsto!!!
Con
un'ipocrita combine, con una intesa segreta, che segreta non è, spunta l'aiuto
inglese che vende addirittura merce alla Germania e che poi questa la vende
all'Italia. - I motori Rolls Royce per gli aerei italiani, seguono appunto
questa strada, e Mussolini lo sa benissimo.
Sembra, e Mussolini lo vuol far
credere, l'inizio di un vero strangolamento dell'economia; un isolamento
politico ed economico dell'Italia. Ma le sanzioni hanno mille crepe e si
rivelano anche queste un grosso bluff degli Stati Europei nei confronti
dell'Italia, come abbiamo appena visto sopra.
In Italia parte una feroce
campagna stampa contro i Paesi ostili alle decisioni di Mussolini. Parossistica
quella contro gli inglesi, veline ai giornali raccomandano perfino di non fare
uso di vocaboli inglesi e di evidenziare ogni fatto negativo sul costume degli
stessi. Danno fastidio persino le insegne dei locali chiamati da alcuni anni con
l'anglofono vocabolo Bar, si sostituisce con il surrealistico paesano termine,
"qui si beve".
Nello stesso tempo per trovare i fondi necessari alla
guerra, si promuove un prestito nazionale, detto del "cinque per cento", che ha
notevole fortuna, in pochi giorni permette di incassare allo Stato otto miliardi
di lire. Contemporaneamente scattano aumenti vari e nuove tasse sugli immobili e
sugli affari.
L'11 SETTEMBRE a Ginevra, SAMUEL HOARE (non
dimentichiamo questo nome - lui è già ministro degli esteri inglese) corre per
la poltrona di premier e sfrutta la sua grande occasione di propaganda
elettorale cavalcando lo sdegno dei suoi potenziali elettori. Fa un discorso che
ha eco in tutto il mondo. E' durissimo e come vedremo del tutto falso e
ipocrita. Con un tono forte, deciso, spavaldo e anche plateale grida davanti ai
rappresentanti di 54 Paesi " E' giunta l'ora di bloccare Mussolini, perché
Hitler ne prenda nota".
(nessuno immagina nemmeno lontanamente che è
tutta una sceneggiata).
IL 12 SETTEMBRE cioè il giorno dopo, non fa anche
lui solo parole, ma fatti (e questo gli porta non pochi consensi), fa salpare
144 navi verso il Mediterraneo dirette a Malta. Tutti pensano a un potente
blocco del Canale di Suez che sbarra la strada a Mussolini. Ma é una
spregiudicata e sfacciata mossa propagandistica, solo per vincere le
elezioni.
Queste si tengono il 14 novembre, quando in Africa le
ostilità sono iniziate da oltre un mese e mezzo. Il 15 Novembre i risultati sono
431 seggi a suo favore di Hoare contro 184. L'essere "contro Mussolini"
ha abbondantemente ripagato!
Ma lui (Qui la sorpresa! Ma pochi conoscono
questo retroscena) Hoare non é contro Mussolini, anzi è un suo carissimo
amico!
Mussolini abbiamo visto sta attendendo proprio questo risultato
elettorale, infatti, il 15 HOARE a elezioni vinte da poche ore, telefona subito
al nostro ambasciatore a Londra, GRANDI "e adesso cosa possiamo fare per
voi?'" "come vi possiamo sbloccare la situazione?". Grandi chiama
Mussolini alle ore 14 dello stesso giorno. E le intese fra Londra e Roma
sembrano essere molto chiare, infatti, Mussolini, alle ore 16 manda quel
telegramma "segreto e personale" a DE BONO che leggeremo più avanti, e convoca
immediatamente BADOGLIO, che dopo ventiquattrore parte immediatamente per
l'Africa a sostituire De Bono e quindi a dare la spallata decisiva e risolutiva
alla "guerra da vincere ad ogni costo con "ogni mezzo", e, su "questo" non
transigo, vincere subito!" gli impone Mussolini
In pratica gli
inglesi con HOARE, e i francesi con LAVAL hanno dato carta bianca a Mussolini.
Hanno accettato l'invasione dell'Etiopia che non subirà solo quella,.... come
vedremo alla fine di questo anno.
A Milano, in Duomo, il cardinale
SCHUSTER celebra due eventi insieme, un Te Deum per l'anniversario della
fondazione del Fascismo; e nello stesso tempo sulla grande piazza nella
commozione generale benedice i gagliardetti dei reparti di quell' "esercito
fatto di uomini impegnati a portare la luce della civiltà in Etiopia".
Plaude tutta la stampa nazionalista e la borghesia italiana, mentre la massa
attende fiduciosa la conquista della "terra delle banane per
tutti".
Socialisti e comunisti questa volta "pregano" anche loro, ma
dietro altre quinte e sperano che la guerra si trasformi in una totale disfatta
fascista. Inizia il disfattismo, mentre i giovani salgono sulle navi diretti in
Africa, fiduciosi; anche se molti non torneranno più, da quella che era
stata definita "solo una scampagnata".
RITORNIAMO AL 2 OTTOBRE
Il
2 OTTOBRE Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia e dalla radio, con la
popolazione in attesa su tutte le piazze d'Italia per ascoltarlo, fa il suo
storico discorso e comunica l'inizio della guerra in Africa. Il giorno dopo,
dall' Eritrea, le truppe che sono già stanziate (circa 110.000 uomini) iniziano
l'invasione dell'Etiopia.
Nel discorso fatto da Mussolini, c'è un vero
compendio di retorica, di esaltazione, ma soprattutto di vittimismo. Si scaglia
contro le Nazioni che vogliono impedire la sua espansione coloniale, e in primo
luogo l'Inghilterra. Ma è tutto un bluff. Una grande sceneggiata da recitare in
un modo teatrale. Prende solo la palla al balzo ben sapendo che nessuno lo
ostacolerà. Lo vedremo più avanti perché.
In Italia intanto si svolgono
manifestazioni plateali di appoggio. Partono reggimenti di volontari. I
personaggi più in vista fanno a gara nell'imbarcarsi. Vuol partire perfino
GUGLIELMO MARCONI per dare l'esempio. Mentre i gerarchi in massa, tutti vogliono
il posto al sole (come nelle Crociate) in una guerra che si crede brevissima,
una "guerra lampo". Il Vescovo di Fidenza benedice i battaglioni in partenza e
quello di Ancona fa affiggere un manifesto a sostegno delle gesta dei soldati
italiani "chiamati a compiere il loro dovere".
3 OTTOBRE. Scatta
l'ora X. L'attacco è fulmineo. DE BONO con le truppe italiane scatena la grande
offensiva. 110.000 uomini alle 5 del mattino varcano il confine etiopico e
puntano su Adua; il 6 OTTOBRE conquistano la famosa città abissina.
In Italia
impazziscono dalla gioia, tutti in piazza, caroselli fino al mattino per la
riconquista dopo quarant'anni di questa singolare città, un luogo che era
nell'immaginario collettivo. Non era mai stato dimenticato il disastro italiano
sull'Amba Alagi e quello di Adua - la propaganda fece il resto, preparò il
terreno della rivalsa di quella storica cocente sconfitta.
Il 7 OTTOBRE -
Scattano le operazioni belliche: Gli italiani avanzano, hanno davanti 110
chilometri di deserto, con piste appena visibili, ma che nell'entusiasmo
percorrono e dopo un mese riescono a occupare l'8 Novembre MACALLÉ. Il padre di
chi scrive Giuseppe Gonzato (nella foto) che guida i convogli dei rifornimenti
logistici, fa presente che non si può andare oltre; i rifornimenti dei camion
sono critici, manca nafta, gomme, pezzi di ricambio, ma soprattutto la micidiale
e finissima sabbia grippa e paralizza ogni meccanismo, e più che soldati ci
vorrebbero meccanici, pezzi di ricambio, macchine adatte. Quindi la situazione
dal punto di vista logistico strategico é molto critica. Fra l'altro ci si era
spinti così avanti in una zona molto aperta dove non era stata fatta nessuna
ricognizione ai lati, quindi molto pericolosa. Non era insomma una
"scampagnata".
DE BONO che non é un grande stratega, ha già 70
anni, ma neppure uno stupido, ascolta questi consigli e si blocca,
intuisce che andare avanti può diventare pericoloso. Ma a Roma MUSSOLINI freme,
vuole cinicamente che si vada avanti ad ogni costo. Per sei giorni De Bono
temporeggia. E' la sua condanna! Mussolini il 15 novembre sta attendendo la
grande notizia da Londra (che vedremo più avanti); la riceve alle ore 14, alle
16 manda il telegramma a Macallé. "De Bono sei troppo vecchio, ti sostituisco
con Badoglio, e tu torna a casa).
L'11 OTTOBRE, 51 Stati dei 54
appartenenti alla Società delle Nazioni applicano la minaccia e ricorrono alle
sanzioni economiche verso l'Italia per l'aggressione all'Etiopia.
(ma
è un'altra sceneggiata!)
Infatti, é necessario ora ritornare in
Inghilterra. Immediatamente dopo l'invasione Italiana la popolazione inglese ha
cambiato subito opinione su Mussolini. Approva sia la condanna della Società
delle Nazioni e pure le Sanzioni. Ma qui spunta l'ambiguo personaggio di SAMUEL
HOARE, ministro degli esteri dei conservatori che é in piena campagna elettorale
per le elezioni di novembre. E' lui a fare la voce grossa. A condannare
l'invasione. A minacciare con le navi inglesi il blocco del Mediterraneo per
impedire agli italiani l'aggressione all'Etiopia.
(recita bene!)
IL 7
DICEMBRE Mussolini col Discorso sulle Sanzioni inaugura il periodo
Autarchico della Nazione, e invita a donare l'oro alla patria così duramente
colpita dalle "nazioni plutocratiche e invidiose". Ma sa che non é vero!
Indirettamente riceve aiuti proprio dall'Inghilterra, quella che sta facendo
tanta scena. E altrettanto la Francia.
Il 9 DICEMBRE - Gli elettori
inglesi iniziano ad accorgersi di essere stati giocati, anzi sono stati da HOARE
truffati. A farlo capire é l'Echo del Paris che con un editoriale
rivela che "l'Italia con il consenso inglese e francese si accinge a
pasteggiare sul cadavere dell'Etiopia". Gli inglesi iniziano a
interrogarsi.
L'11 DICEMBRE in concerto sia Hoara che Laval
propongono all'Italia una soluzione diplomatica del conflitto, concedendo alcuni
territori e altri diritti. Forse Mussolini intuisce la bufera che si sta
scatenando; temporeggia, non risponde.
In Inghilterra scoppia lo
scandalo, ed é il finimondo. I conservatori si strappano i capelli. HOARE il 17
dicembre é costretto a dimettersi. Il 22 gennaio tocca a Laval.
Ma anche
questa é tutta una sceneggiata dei conservatori. Il prossimo anno Hoare, lo
ritroveremo ben saldo sulla sua poltrona, e questa volta come Ministro della
Marina Inglese. Che è poi la "regina" delle armi per l'isola britannica, a
vocazione marinara da sempre.
Il giorno dopo le dimissioni di Hoare,
Mussolini, mentre inaugura Pontinia, con un discorso (che è di politica estera)
risponde al nuovo premier inglese che si è subito insediato, Antonhy Eden,
affermando che lui non si piega a soluzioni diplomatiche, ma che è determinato
ad andare fino in fondo.
Per andarci, senza mezzi e con pochi soldi, e
appunto per sostenere lo sforzo bellico, il giorno stesso parte la "giornata
della fede"; cioè donare l'oro alla Patria.
Ma chi era SAMUEL
HOARE? -
Mussolini lo aveva conosciuto quando era colonnello
del servizio segreto inglese in Italia nella Grande Guerra fin dal 1917, e non
si erano mai più persi di vista, sempre in reciproco contatto e in amicizia.
Conquistato il potere, Mussolini questa amicizia ovviamente la curò e la
intensificò maggiormente quando Hoare arrivò ai vertici. Era insomma
un'utile "talpa" dentro il governo inglese.
Il "gioco" delle 144 navi inglesi
nel Mediterraneo che dovevano far desistere dall'impresa etiopica Mussolini era
stata una grande e concordata messa in scena, durata tre settimane, tempo
sufficiente per accaparrarsi i voti degli inglesi, poi con Mussolini Hoare
sarebbe diventato un complice. Purtroppo in queste prime battute il gioco fu
scoperto. Ma senza tanti danni, visto che ritroveremo più tardi Hoare a
comandare uno dei più importanti apparati della difesa inglese: la Marina.
(Quanti dubbi allora sorgono).
Ma sapendo con quanto calore Mussolini aveva
attaccato l'Inghilterra al discorso delle sanzioni (che si sgonfieranno subito
il 9 dicembre perché a questo punto nessuno le rispetterà più) dobbiamo
convenire che entrambi recitarono bene la parte da grandi attori. (basta
riascoltare il discorso delle Sanzioni e conoscere questo farsesco
retroscena).
(altri episodi li ritroveremo più avanti)
Ma
ritorniamo alla guerra. BADOGLIO appena arrivato in Africa (il 16) non ha
la vita facile. Subisce da parte degli Etiopi proprio quella che aveva temuto DE
BONO, cioè una controffensiva micidiale con varie guerriglie lungo il percorso.
E' costretto non solo ad abbandonare l'avanzata ma a indietreggiare con grave
perdite visto che da quelle tanto temute fasce laterali sbucavano a valanghe i
soldati di ras IMMIRU'. Questi fecero scempio con le sciabole degli uomini del
contingente del maggiore CRINITI. Viene persa Axum, lo Sciré, il Tembien e
si indietreggia ancora il 17 dicembre. Ci sia avvia al disastro. A BADOGLIO gli
ritorna il pessimismo, soprattutto quando vede gli abissini dotati del migliore
armamento, ma anche con una guerriglia micidiale portata avanti conoscendo bene
il terreno, le foreste e il deserto. Badoglio aveva affermato quando non era
d'accordo con De Bono per l'invasione, che "la guerra nelle condizioni in cui
é l'Italia, rischia di durare 7 anni (e non si era proprio per nulla
sbagliato!). Ora nel dramma gli ritorna quel pensiero.
Intanto a Roma
MUSSOLINI é infuriato, sta ricevendo una grande delusione dai dispacci di
BADOGLIO. Ed é ancora di più infuriato e sulle spine quando, scoppiato lo
scandalo in Inghilterra (lo abbiamo anticipato sopra) il suo amico Hoare
deve dare le dimissioni. Sta attendendo chi metteranno ora ministro degli
esteri. E la amara realtà arriva ventiquattrore dopo, il 18 dicembre
quando prende la poltrona l'odiato EDEN, che in precedenza come Segretario della
Società delle Nazioni era stato proprio la sua bestia nera. Se non accelera gli
eventi, presto e subito, la credibilità del regime sia all'interno che
all'estero è compromessa, salta tutto. L'Africa potrebbe diventare la sua
Caporetto. Come abbiamo già letto sopra, il 18 fa il discorso battagliero a
Pontinia, e sa che ormai solo una grande accelerata offensiva definitiva può far
cambiare la situazione.
Ma in Etiopia sta crollando tutto. Il 19 DICEMBRE
altro dispaccio disperato di BADOGLIO dall'Africa, che chiede uomini, uomini e
uomini (ne andranno alla fine 400.000), e intanto comunica l'ultima
disfatta ad Abbi Addiì e non sa cosa fare, come risolvere la situazione vedendo
che le bombe che sganciano gli aerei non servono a nulla, si neutralizzano nella
sabbia, fanno flop e non causano danni. Anche perché gli etiopi
preferiscono non fare concentramenti, ma operare in gruppi sparsi; al vero e
proprio scontro loro preferiscono la guerriglia. Del resto non potrebbero fare
altro. Non hanno aerei, non hanno cannoni, non hanno armi pesanti ma solo buoni
fucili e conoscono bene il terreno, l'ambiente e il clima, questa è la loro
unica risorsa e la sfruttano a proprio vantaggio molto bene.
Ma MUSSOLINI
ha mandato a dire di impiegare ogni mezzo, "bisogna vincere la guerra
ora e subito con ogni mezzo"; e lui Badoglio li impiega. Quelli più
inumani.
Il padre dell'autore che scrive, il 20 DICEMBRE dal porto di
Massaua con i suoi camion (un'Impresa di trasporti piemontese che da anni si
trova sul posto e che gli è stata totalmente requisita - uomini e mezzi) fa
quasi 100 viaggi su un camion 3Ro fino alla base aerea italiana e vi trasferisce
migliaia di quintali (circa 5000 qli) di barili e fusti contenenti sostanze
chimiche. Sono gas soffocanti, vescicatori, gas tossici, gas all'irzina,
all'iprite (quelli che sono ultimamente venuti alla ribalta alla guerra di
Saddam Hussein contro i Curdi nel 1989-90).
Il 23 DICEMBRE i fusti sono
caricati sugli aerei e sganciati sui nemici, che però non provocano subito
l'effetto sperato, i barili cadono e si sfasciano provocando poche vittime.
Viene quindi adottato un nuovo sistema micidiale, nebulizzatori sistemati sulle
ali degli aerei, poi questi in formazione affiancata, in squadre di 8-10 passano
e ripassano a tappeto sugli Etiopi di Immirù che si stanno preparando ad
attaccare come detto sopra in formazioni sparse.
Invece della cometa di
Natale, che annunciava il Salvatore, il 24 Dicembre dal cielo venne giù
ripetutamente una sottile e nebbiosa pioggia devastante e terrificante; cadeva
sul terreno, sui corsi d'acqua, sui villaggi, seminando morte su uomini e
animali, soldati e civili, su capanne e villaggi.
Più che il danno
nell'esercito etiope, come numero degli uomini morti, ebbe l'effetto di
distruggere e annientare il morale di tutto il Paese. La strategia degli etiopi,
che era quella di combattere con la guerriglia era a queste condizioni una lotta
impari, e ovviamente ne fu stravolta.
Nelle radure e nella boscaglia dove si
rifugiavano e da lì operavano, non c'era scampo, la morte veniva dal cielo,
dall'aria che li stanava e li annientava. La guerra batteriologica non era stata
neppure presa in considerazione. La morte dal cielo e dall'aria non sapevano
neppure cos'era. Morivano come le zanzare.
Ma BADOGLIO ne é entusiasta,
raggiante telegrafa a Roma "tale impiego ha dato buoni effetti sui nemici,
molto efficaci. Ora hanno tutti il terrore dei nostri gas" e li impiega
perfino spavaldamente anche nelle retrovie, sui villaggi, sui civili. Poi gli
vennero alcuni scrupoli e allora mandò a dire agli etiopi in quale zona il
giorno dopo sarebbero passati i suoi aerei a seminare la silenziosa e invisibile
morte. "Preparatevi a fuggire o sarete annientati, quando, dove e come
vogliamo"
L'Italia era partita per portare la civiltà, e il 31
DICEMBRE era su tutti i giornali del mondo con questa vergogna, ormai di dominio
pubblico. Un orrore! La morte dall'alto, silenziosa e invisibile.