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CRONOLOGIA

 

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.

DALL' 1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO

 

PERIODI STORICI
E A TEMATICA 

 

I  PERSONAGGI
I PAESI

(pagine in continuo sviluppo - (sono graditi altri contributi o rettifiche) 

ANNO 1936 64 ANNI FA 
SECONDA PARTE  -  TERZA PARTE  -  L'ITALIA DELL'AUTARCHIA   GUERRA DI SPAGNA

14 ANNI DI ECONOMIA ITALIANA - DAL 1922 al 1936 - LA GRANDE DEPRESSIONE

Scoperte/Scienza -Cultura/Costume

5 Maggio - Piazza Venezia - Mussolini legge il Telegramma
"Oggi alle ore 16, sono entrato a Addis Abeba. F.to Badoglio".
Mussolini: "Annuncio al popolo italiano e al mondo, che la guerra
é finita. L'impero millenario riappare sui colli fatali di Roma"

NUVOLARI STUPISCE L'AMERICA - ROOSEVELT AMMETTE
"MUSSOLINI? DITTATORE SI', MA UN VERO GALANTUOMO"
POI SI ROVINO' IL FEELING CON L'IPRITE E LA SPAGNA.

L' ITALIA HA 42.993.602 ABITANTI
Roma 1.155.772 - Milano 1.115.848
Napoli 865.913 - Genova 634.000
Torino 629.115 - Palermo 411.879
Firenze 322.535 - Bologna 269.687
Venezia 364.037 - Trieste 248.379
Catania 244.972 - Bari 196.747
Messina 192.051 - Verona 153.708
Padova 138.709 - Livorno 124.963
Brescia 123.332 - Reggio C. 119.804
Ferrara 119.265 - Taranto 117.722
Cagliari 106.649 - La Spezia 106.119

Tutte le altre città escluse non raggiungono i 100.000 abitanti e 5800 comuni sono sotto i 1000 abitanti (di cui 9.000 frazioni sotto i 500 abitanti)

PREZZI

Pane al kg lire 1,60. - Pasta 3 lire - Riso 2 lire. - Farina gialla per polenta 1 lira. - F. Bianca 2 lire. Patate 25/50 centesimi. - 25 Uova 1 lira (4 centesimi l'una) - Olio 6 lire - Vino comune 1,80 - Zucchero 6 lire - Fagioli secchi 3 lire, freschi 1 lira - Mele 1,50 lire. - Fichi secchi 2,5 lire. - Cavolfiore 1,80 lire - Cipolle 50 centesimi.- Cicoria 12 centesimi. Insalate varie 30 centesimi. - Caffe' 3,5 lire etto -
Un Paio di calze/donna di nylon 18 lire.
Quest'anno un bracciante agricolo guadagna circa 7 lire al giorno, circa 200 lire al mese. Operaio circa 300 lire. Un impiegato - operaio specializzato, oscilla tra le 350-420 lire al mese. 800 lire é lo stipendio di un impiegato d'alto livello laureato (SONO POCHISSIMI), 1000 lire un dirigente d'industria o un capoufficio dirigente statale. 3000 un generale o un Professore Accademico d'Italia.
Le 1000 lire al mese erano dunque il sogno di ogni italiano.

(la guerra in Etiopia è invece costata l'astronomica cifra di 40 miliardi)
(pari agli stipendi annui di 12 milioni di operai)


19 GENNAIO - La guerra in Etiopia dopo la notizia all'inizio dell'anno e le denunce degli etiopi delle armi batteriologiche usate nella guerra da BADOGLIO, ha colto di sorpresa e ha sdegnato tutto il mondo. Ma non si accenna a diminuirne l'impiego. Dopo un altro massacro in questo 19 GENNAIO a Daran, Badoglio sospende per alcuni giorni le operazioni, poi ricomincia con un massiccio bombardamento con i gas iprite. Uomini e grandi mandrie d'animali si abbattono al suolo. Per giorni e giorni gli aerei ritornarono sulla zona, i cadaveri in terra nemica sono ormai superiori a quelli scampati. Desolazione e morte d'ogni forma di vita umana, animale e selvatica nel terreno, nei fiumi e nei laghi.

Il 24 GENNAIO, cinque giorni dopo, iniziarono ad aprirsi un varco nella zona, verso la conquista dell'Amba Alagi che fu presa con sette divisioni, 47.000 uomini, 170 aerei che bombardavano e 23.000 colpi d'artiglieria.

BADOGLIO dall'azione difensiva di dicembre, passa con questi mezzi "facili" all'offensiva, e inizia ora l'annientamento totale dell'Etiopia. Davanti a sé ha 400 chilometri per giungere a Addis Abeba. Una marcia, fatta nel deserto della Dancalia che rimarrà leggendaria per gli italiani; senza colpo ferire, ma che mise a dura prova l'esercito italiano non preparato su questi terreni infidi, a quote costanti (la zona é un altopiano) di circa 2500 metri che non assomigliano in nulla ai nostri 2500 metri delle Alpi, ma sono deserti pietrificati dove  è quasi assente la vita vegetale e quella animale.

Il 4 APRILE, gli etiopi del Negus SALASSIÉ tentano un'azione disperata nei pressi del Lago ASHIANGHI, ma fu il giorno del massacro. Gli aerei arrivarono e rovesciarono quintali d'iprite diffondendola in una sottilissima pioggia che paralizzò l'intero esercito. I pochi scampati, arsi dal bruciore alla gola, si precipitarono nel lago, ma anche questo era avvelenato;  bevendo l'acqua  l'effetto si raddoppiava,  e ancora più velocemente morivano fra spasimi, uno sopra l'altro. Un'ecatombe.

Il Negus di fronte allo spaventoso massacro ha ordinato la ritirata dei superstiti; all'alba del 5, si rifugia con alcuni uomini in una caverna. Il suo impero millenario é in ginocchio, alla deriva, e sta passando di mano.

Gli italiani iniziano ora una grande triplice tenaglia che dovrebbe portarli a Harar. Una marcia fra i pericoli della guerriglia di altri ras etiopi che non si arrendono ma che hanno perso ormai il contatto con l'imperatore Selassié; non hanno il coordinamento e sono ancora più pericolosi, sembrano belve  inferociti per l'invasione del loro territorio
Nel lungo primo tratto di strada, su una zona dove in più punti si supera i 3000 metri d'altitudine, duemila soldati italiani cadono sotto il fuoco di infide imboscate. 

GRAZIANI che guida una delle tre armate potrebbe avanzare ancora, ma si ferma, temporeggia. Harar é ancora lontana, é a 190 chilometri, e perdere così tragicamente vite umane gli sembra eccessivo. Non se ne preoccupa invece BADOGLIO; la sua diventa una gara senza scrupoli contro il tempo per arrivare primo di ogni altro a Addis Abeba. Obbliga gli uomini a marce forzate di 13 ore giornaliere pur di entrare lui per primo come trionfatore dentro nella città.

Il 9 APRILE, la Società delle Nazioni accusa l'Italia di bombardamenti batteriologici su obiettivi non solo militari e di aver centrato persino bersagli con il simbolo della Croce Rossa Internazionale, ed invita al rispetto delle convenzioni di guerra.

Il 15 APRILE, le forze italiane in Africa contano ormai 100.000 uomini. Dall'Italia seguitano a partire ogni giorno contingenti per vincere ad ogni costo la guerra. E' una mobilitazione generale. Una sfida al mondo. Volontari e richiamati si imbarcano per la conquista dell'impero millenario etiopico che Mussolini ha già promesso "entro pochi giorni".

Il 25 APRILE infatti Mussolini telegrafa a GRAZIANI "conquistate Harar e lì troverete il bastone di maresciallo d'Italia. Se lo ritenete necessario, vi autorizzo all'impiego dei gas a titolo di rappresaglia, (e visto che ha creato scandalo in tutto il mondo, aggiunge) esclusa l'iprite". Ma Graziani va cauto, mentre il suo collega non ha molti scrupoli e vince la "gara".

Il 5 MAGGIO, l'Imperatore Selassié vista l'impari lotta ha abbandonato la sera prima la capitale e si é imbarcato su un incrociatore inglese. (dove rimarrà 5 anni in esilio per poi ritornare nel 1941 a riprendersi il trono millenario). Badoglio alle ore 16 entra ad Addis Abeba, e si gode il trionfo (uno scaltro opportunismo che Graziani non gli perdonerà mai) e comunica subito a Mussolini " L'Italia ha finalmente il suo Impero. La guerra in Africa é finita".
MUSSOLINI nomina Badoglio viceré, Duca d'Addis Abeba, ma lui (col suo realistico pessimismo) sa che quella città scotta, vi rimane 11 giorni, poi fa il generoso, lascia tutto a GRAZIANI e parte per prendersi i bagni di folla a Roma, come gli antichi Imperatori, dove sfila in ogni occasione, in ogni cerimonia, impettito, statutario, sopra il suo inseparabile cavallo bianco.

Il tacito sostegno dato da Hitler all'Impresa Africana e alle industrie italiane (mentre l'altra Europa (solo in apparenza boicottava) permettono quindi a Mussolini di andare a creare "L'IMPERO" che aveva promesso agli italiani.

Se spregiudicati, facendo il doppio gioco come abbiamo visto, sono stati Mussolini e Hitler (non dimentichiamo che Hitler ha inviato soldi e armi agli etiopici) Francia e Inghilterra non lo sono state di meno davanti all'opinione pubblica mondiale (e anche in segreto fra di loro).
Si scandalizzavano a parole davanti ai giornalisti di tutto il mondo con proclami, interviste e considerazioni varie sull'orrore della guerra di Mussolini, mentre proprio la Francia di LAVAL lasciava le "mani libere" a Mussolini; altrettanto facevano gli inglesi con HOARE con il loro patto segreto con i tedeschi (che sapremo solo dopo molti anni). Cioè  chiudevano gli occhi nel Mediterraneo e nello stesso tempo rifornivano Hitler  quanto gli occorreva.

 In pratica Hitler da una parte riforniva Mussolini e dall'altra riforniva con soldi e materiale bellico Salassié.
Non dimentichiamo che nonostante il cambiamento avvenuto al ministero degli esteri inglese con l'ambiguo Hoare, la flotta delle 144 navi che era entrata nel Mediterraneo, fece una bella vacanza al caldo sole invernale ma primaverile di Malta e se ne ritornò poi a casa. Dissero in seguito "per evitare delle complicazioni alla pace europea".
Insomma l'invasione africana era avallata, e in pochi mesi quasi già dimenticata.

A ogni modo MUSSOLINI ricambia  subito questi favori. Nei confronti di Hitler diventa persino commossa la sua riconoscenza. (Ma lui non sa ancora nulla degli aiuti agli etiopi, glielo diranno in seguito i rapporti quando spunta del materiale bellico tedesco requisito agli etiopi).

Quando Hitler con la sua politica inizierà (nel '41) la lotta contro il bolscevismo  e quindi l'invasione della Russia, Mussolini  prometterà a Hitler uomini e mezzi;  lo implorerà perfino di accettare un suo contingente per la "causa comune contro il bolscevismo" (leggeremo in seguito a tempo dovuto una di quelle lettere segrete).
Mussolini sa che Hitler sta ricevendo aiuti dagli inglesi (in funzione antibolscevica) ma nemmeno immagina lontanamente che nello stesso tempo (stiamo parlando in anticipo del 1939-40) Hitler abbia firmato proprio con i russi un patto segreto per coprirsi le spalle quando deciderà di attaccare la Francia e la stessa Inghilterra, e dopo di questa (nonostante il patto) improvvisamente la stessa Russia.
Un piano diabolico che gli fu rovinato proprio da Mussolini con la nuova drammatica avventura africana e poi greca del 1940.

Ritorniamo a questo 9 MAGGIO 1936
. Per Mussolini è il mese e l'anno e il giorno dell'apoteosi, affacciato al balcone di Piazza Venezia, annuncia la "rinascita dell' Impero sui colli fatali di Roma". Gli italiani TUTTI applaudono.

Il Re diventa per merito suo Imperatore; é il primo Savoia a diventarlo e gli é riconoscente e lo fa platealmente "Duce, molti, generali e ammiragli, discutono su di lei, ma lei vada avanti: ci sono io alle sue spalle...Avanti, le dico". (Poi fu il primo ad andare indietro!! A scappare!!!)

Inutile dire che la improvvisa, facile e fortunata conclusione della guerra in Etiopia portò il fascismo al suo apogeo. La popolazione non é solo entusiasta e felice, é perfino frastornata dalle relazioni che giungono da oltremare, e poi con il ritorno dei primi reduci carichi di medaglia; la propaganda arriva al suo culmine, battendo tutte le grancasse disponibili nel grande "circo" dell'informazione.

Gli intellettuali iniziano a rispolverare l'antico periodo dell'Impero Romano e teorizzano i nuovi eventi come un nuova "età dell'oro" che Roma l'Eterna sta nuovamente rivivendo, portando come allora la civiltà in lontani territori del mondo primitivo. Nelle chiese i Te Deum di ringraziamento si sprecano.
I reduci della vittoria, sono accolti al ritorno come grandi conquistatori. Si organizzano e sono invitati e raccontano nelle varie adunate, scuole, convegni, in ogni angolo del Paese le loro gesta enfatizzando, esagerando, gonfiando cosa hanno fatto e cosa hanno visto. I giornali, le riviste sono piene di "favole": "... avevo davanti a me, su Harar, prati vastissimi, immensi, migliaia di ettari, verdi, fertile, dove pascolavano centomila, forse duecentomila capi di bestiame allo stato brado. Dio ha cominciato a premiare Mussolini e noi con lui".
La conquista che consisteva in un territorio quattro volte più grande dell'Italia, fece balenare miraggi di ricchezze a tutti, ricchi e poveri, diseredati e industriali. E fu un brutto colpo per gli antifascisti. Si sciolsero come neve al sole. Molti fuoriusciti scrissero al Duce "Ieri ero un tuo avversario, oggi pentito offro a te i miei servigi".

Quello del rivoluzionario socialista ARTURO LABRIOLA fu clamoroso: si era impegnato tutta una vita in una propaganda antifascista in mezzo mondo, era stato perseguitato, picchiato, esonerato all'Università, poi alla fine era fuggito all'estero; ora chiedeva scusa a Mussolini. Venne il turno di SEM BENELLI altro intransigente sul fascismo. Poi fu la volta di LUIGI ALBERTINI che era stato buttato fuori dal Corriere della Sera; lo seguì il filosofo BENEDETTO CROCE che aveva contribuito alla guerra persino con l'oro della sua medaglietta; e clamorosamente anche VITTORIO EMANUELE ORLANDO, anche lui telefonò da Parigi "Sono a sua disposizione!".
Per non sottacere il gesto che abbiamo ricordato di GUGLIELMO MARCONI che si offrì volontario in Africa.

Gli storici se veramente sono onesti, se devono usare l'obiettività, hanno un bell'imbarazzo a descriverci il regime come una dittatura in questi metà anni Trenta. Possiamo raccontare che il regime si basava sulla massa ignorante, che esercitava sulla stessa una dittatura con la propaganda becera, grossolana, piena di retorica e molte volte grottesca. Possiamo persino comprendere e giustificare alle forze produttive il massiccio consenso perché era necessario ed era vitale entrare in quel "sistema" salvo perdere appalti, sovvenzioni, la pubblicità che si dava ai produttori consenzienti; così pure il consenso veniva dai funzionari dentro le strutture sia pubbliche che private per non finire a fare il mestiere di portinaio.
Ma come rispondere quando troviamo il meglio degli intellettuali dei giornalisti e degli artisti dell'Italia contemporanea, che lodavano e celebrarono Mussolini come un vero imperatore romano, e si entusiasmavano alla sua "epopea" senza avere nemmeno tanto bisogno di essere spinti a farlo?

Un bell'imbarazzo destinato a rimanere tale per ancora molto tempo. Inutile affermare come Montanelli (che in Africa c'era, e aveva visto come aveva visto il padre dell'Autore che scrive, quello che accadeva e con quali mezzi si era conquistata l'Etiopia), inutile dire che erano tutti plagiati. Questo potrebbe essere un più che giustificato  alibi per un ignorante, per un illetterato, non certo per chi ha educato il proprio pensiero alla libertà, alla critica (e chi meglio di un intellettuale?) e normalmente, sempre e in ogni caso percorre altre strade nuove, controcorrente, perfino astrattamente, salvo essere un conformista, un imbalsamato, un quacquaraquà al soldo di chi vince, anche quando vince con i mezzi poco ortodossi.

Ma Mussolini aveva questo potere di plagiare tutti? Un bell'imbarazzo per gli studiosi. Ma studiosi di cosa? I documenti ora saltano fuori; i nomi anche e le verità pure, e non ci sono più soggettive interpretazioni, opinioni, ma solo fatti! Quello che scrivevano è nero su bianco. Molti hanno occultato, ma la carta stampata è rimasta.
Amara conclusione: il regime non poggiava su una massa di ignoranti come molti vorrebbero far credere oggi. Aveva il consenso di autorevoli "maestri" intellettuali. Ed erano loro a trascinare la massa, e per farlo ricevevano stipendi, medaglie, carriera, e privilegi. 

continua